mercoledì 30 maggio 2012

Terremoto: mangiati da vulcani di sabbia le case e capannoni d’Emilia





ROMA – Perché una casa sì e una casa no, perché un capannone è andato giù e l’altro invece è rimasto in piedi? Una possibile risposta arriva dai geofisici dello Ingv (Istituto nazionale geofisica e vulcanologia): case e capannoni dove sono crollati sono stati come mangiati, aspirati giù fin dalle fondamenta da vulcani di sabbia. Proprio così, “vulcani di sabbia” li definisce in una conferenza stampa Paola Montone, la ricercatrice appena rientrata dalle zone del terremoto dove i vulcani di sabbia li ha visti dal vivo. “E’ un fenomeno dovuto alla liquefazione della sabbia che avviene nel sottosuolo, avviene quando, anche a pochissima profondità si trovano strati sabbia e argilla, come nella pianura padana…la sabbia, sottoposta a una pressione molto forte, può passare dallo stato solido allo stato liquido, l’acqua imprigionata nei pori di sabbia non è comprimibile…la sabbia si trasforma in una sorta di fluido e sale in superficie, formando i vulcani”.
La ricercatrice ha raccontato di averli visti i vulcani di sabbia nel ferrarese: “E’ un fenomeno molto esteso, se ne vedono lungo le fratture della terra, successioni di vulcani di sabbia, alcuni alti qualche decina di centimetri, qualcosa di molto pericoloso per gli edifici perché quando il vulcano sale in superficie, il terreno cede”. Ai vulcani di sabbia aveva accennato l’altra sera in tv da Lilli Gruber Stefano Gresta, presidente dello Ingv. Alle domande sul perché dei capannoni crollati, sulla eventuale troppa poca prudenza nel dichiararli di nuovo agibili dopo le scosse del 20 maggio, aveva risposto: “Occorre vedere sul terreno caso per caso, ci può essere una inosservanza di norme, ma anche un fenomeno di sabbia liquida…”. Sabbia liquefatta, vulcani di sabbia che moltiplicano l’effetto distruttivo sugli edifici della intensità delle scosse misurate sulla scala classica dei terremoti. Insomma quello dell’Emilia e del sud della Lombardia appare proprio come un sisma “cattivo”. Non enorme nella energia liberata ma capace di distruzione diffusa con il fenomeno dei vulcani di sabbia e capace di durare a lungo, forse mesi e pefino anni, inabissandosi nel calendario per poi tornare a colpire.




Fonte: blitzquotidiano.it

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