Le prove di un’antica lingua perduta, risalente a più di 2.500 anni fa, sarebbero state trovate dagli archeologi in Turchia. I ricercatori che lavorano a Ziyaret Tepe, probabilmente il sito della città assira di Tušhan, ritengono che la lingua potrebbe essere stata parlata da persone deportate provenienti dai monti Zagros, al confine tra gli odierni Iran e Iraq.
In linea con una politica ampiamente praticata in tutto l’Impero assiro, queste persone potrebbero essere state spostate con la forza dalla loro madrepatria e reinsediati in quello che oggi è il sud-est della Turchia, dove sarebbero stati rimessi al lavoro. Le prove della lingua arrivano da una singola tavoletta di argilla, che si è conservata dopo essere stata cotta nell’incendio che distrusse il palazzo verso la fine dell’VIII secolo a.C.
Scritta con caratteri cuneiformi, la tavoletta è essenzialmente una lista di nomi di donne. “Sono conservati circa 60 nomi”, dice John MacGinnis del McDonald Institute for Archaeological Research presso l’Università di Cambridge. “Uno o due sono in realtà assiri e qualcun’altro potrebbe appartenere ad altre lingue conosciute del periodo, come il luvio o l’hurrita, ma la grande maggioranza appartiene a una lingua sconosciuta”.“Se [queste persone] venivano effettivamente dall’Iran occidentale, allora potremmo completare il quadro del primo impero multietnico al mondo. Sappiamo dai testi esistenti che gli Assiri sottomisero delle popolazioni di quella regione. Ora sappiamo che esiste un’altra lingua, forse dalla stessa zona, e magari altre prove della sua esistenza che aspettano di essere scoperte”. La tavoletta è stata trovata in quella che forse era la sala del trono del palazzo del governatore, costruito dal re assiro Ashurnasirpal II (883-859 a.C.). MacGinnis ha decifrato in totale 144 nomi, 59 dei quali possono ancora essere letti. La sua analisi esclude sistematicamente non solo le lingue parlate all’interno dell’impero assiro, ma anche quelle dell’epoca, tra cui l’egizio, l’elamitico, l’urartea e le lingue semitiche nord-occidentali. Secondo la sua valutazione, solo 15 dei nomi leggibili appartengono ad una lingua nota. È possibile che la lingua misteriosa possa essere lo shubriano – la lingua indigena parlata nella zona di Tušhan prima dell’arrivo degli Assiri che, per quanto ne sanno gli storici, non fu mai scritta.
Un’altra teoria è che era la lingua parlata dai Mushki – un popolo che in quell’epoca stava migrando nell’Anatolia orientale. Questa idea sembra però meno plausibile: visto che compaiono in una lista dell’amministrazione assira, queste persone si sarebbero dovute infiltrare nell’impero o essere catturate, e gli storici non ne hanno prove. Più convincente è pensare che la lingua sia stata parlata da un popolo di una qualche altra parte dell’Impero assiro che venne trasferito con la forza. Questa era una pratica comune per i re assiri, in particolare dopo l’inizio dell’espansione dell’impero nel corso del IX secolo. “Era una pratica che li aiutava a consolidare il potere eliminando il controllo delle élite nelle aree appena conquistate”, spiega MacGinnis. Anche se gli storici sanno già che i Monti Zagros erano in una regione che venne invasa e annessa dagli Assiri, oggi essa rimane l’unica area occupata dagli Assiri per la quale non esiste una lingua conosciuta. È allettante l’idea di collegare il testo sulla tavoletta con quella regione. Un re assiro, Esarhaddon, menzionò addirittura una lingua non identificata: il “mekhraniano” – presumibilmente si riferiva ai monti Zagros, ma in pratica l’area era probabilmente un mosaico di regni e si parlava più di un dialetto.
Fonte: altrogiornale.org
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